top of page

Il Simbolismo della Fenice

Attraverso il Fuoco la natura si rinnova integralmente

La Fenice (dal greco phòinix, “rosso porpora”) è il leggendario “uccello” la cui mitologia si perde nell’alba dei tempi.

Come per molti altri animali mitici (e come per qualsiasi mito), ci sono molteplici interpretazioni attribuite al suo simbolismo, oltre che differenziazioni nella descrizione del mito medesimo.

Dotata di notevole forza (infatti è capace di trasportare, anche per notevoli distanze, oggetti molto pesanti) e con un’ugola degna del miglior usignolo (tale da incantare qualsiasi divinità), è descritta con il manto del corpo di colore rosso, le ali di colore purpureo e dorato (per altri le piume delle ali sono variopinte), il collo color d’oro, un lungo becco affusolato, lunghe zampe, la coda presenta riflessi lucenti e possiede due piume ritte in capo, l’una azzurro tenue e l’altra rosa. In un’Apocalisse attribuita a Baruch (Apocalisse siriaca di Baruc, Apocrifo dell’Antico Testamento) si legge che sulla sua ala destra sarebbero scritte a lettere cubitali, alte circa quattromila stadi, queste parole: “non è stata la terra a generarmi, e nemmeno i cieli, ma solo le ali di fuoco“. Per alcuni la Fenice si nutre solo della rugiada mattutina, per altri si nutre d’incenso, mirra e cinnamomo (pianta della famiglia delle lauracee, di cui una specie dà la cannella e un’altra la canfora). Vive cinquecento anni (ma varia a seconda delle versioni, per alcuni 540, 900, 1000, 1461 o 1468 e, addirittura, 12954 o 12994 anni) e quando si accorge di stare per morire prepara una pira funeraria con dei rami di erbe aromatiche e al tramonto, rivolta verso il sole calante con le ali aperte, dà fuoco alla pira, lasciandosi consumare dalle fiamme.

Da qui nascono diverse ipotesi, tra le quali le seguenti due che vanno per la maggiore: 1) la Fenice rinasce “pimpante” dalle proprie ceneri e dopo tre giorni o nove (è controversa la cosa, in verità sia il tre sia il nove indicano il processo “morte terrena/nascita ultraterrena – vita ultraterrena – morte ultraterrena/nascita terrena” e viceversa “morte ultraterrena/nascita terrena – vita terrena – morte terrena/nascita ultraterrena” ) spicca di nuovo il volo, ripetendo il tutto ogni 500 anni; 2) la Fenice muore, ma nelle sue ceneri c’è un uovo (depositato dalla medesima) che, dopo poco, si schiude facendo apparire una splendida “nuova” Fenice; in questo caso il leggendario uccello vive per 1000 anni, per poi ripetere lo stesso rituale.

Simbolismo

Indipendentemente dai particolari, che comunque hanno la loro importanza (penso ai numeri 3 e 9, e al numero degli anni di vita), è evidente che la Fenice rappresenta simbolicamente, da una parte, il mito dell’immortalità, e, dall’altra, quello della rinascita. L’immortalità, in questo caso, però, non è da intendersi in senso lineare (cioè come la vita con durata eterna legata allo stesso soggetto per sempre), ma in senso circolare (cioè sempre come la vita con durata eterna, legata, però, questa volta, al cambiamento, al movimento, al rinnovamento del soggetto che continuamente rinasce con periodicità). Insomma, la Fenice come simbolo del tempo “circolare”, in contrapposizione con quello “lineare”, tipico della società moderna. Il mito della Fenice è inerente alla qualità divina del genere umano, ossia alla sua innata capacità di sopravvivere a se stesso, ma facendo attenzione a non considerare questa capacità come una mera e semplice sopravvivenza. Se ci si limita a osservarla esclusivamente da questa prospettiva, la ciclicità diventa una trappola, per non dire una vera iattura. La ciclicità ha valore a una sola condizione, che rappresenti cioè anche un’evoluzione, ossia il fine della ciclicità, della rinascita, dell’immortalità deve essere il raggiungimento di una “consapevolezza”, di una “maturazione” sempre più profonda, più evoluta. Senza quest’accortezza la Fenice rimane prigioniera di se stessa, ma ciò nulla toglie alla potenza evocativa dell’animale né cambia il suo simbolismo, che è, e resta, quello della rinascita, della rigenerazione, del rinnovamento, della ciclicità, del processo che si autogenera.

Si fanno risalire le origini di questo mitico “uccello” agli Egiziani, ma con ogni probabilità, come per quasi tutti i miti, l’origine dovrebbe essere ricercata presso gli Assiro-Babilonesi e, per conseguenza, presso i Sumeri, da cui tutti (o quasi tutti) i miti ebbero origine. Sta di fatto che nei Testi delle Piramidi (2375-2055 a.C.), e in altri scritti geroglifici, troviamo indicazioni sulBennu, Benu o Benhu (letteralmente “brillare”, “splendere”, “librarsi in volo”, “puntare al cielo”), che dapprima aveva le sembianze di un passeraceo e poi divenne un trampoliere dal becco lungo e sottile, con due piume dietro il capo, quindi un uccello sacro che aveva l’aspetto, all’incirca, di un ibis, dal colore splendido, dorato o rosso, con la lunga coda azzurra e le piume infuocate. Dalla testa partivano due lunghe piume di colore diverso, sempre azzurre, rosse o dorate. Veniva in genere raffigurato con l’Atef, il simbolo del disco solare, in cima al capo, proprio perché i trampolieri sorgono dall’acqua come il sole all’alba, quindi rappresentava il cammino dell’astro nel cielo, che sorge Nell’antico Egitto il Bennu era connesso a Ra [i] (ovvero Atun [ii] in seguito Amon [iii], quindiAton [iv]), il dio Sole. Secondo la leggenda Ra (o Atun) emerse dall’oceano primordiale autogenerandosi con un atto di volontà. Quindi, assunte le sembianze di una fenice, volò sull’obelisco Ben-Ben di Heliopolis[v], una sacra pietra conica venerata nel tempio solare di Heliopolis sulla “collina di sabbia” del tempio dove il dio primevo si era manifestato e nel luogo dove cadevano i primi raggi del sole nascente. Secondo i Testi delle Piramidi, invece, il dio sarebbe nato proprio dall’obelisco del tempio della fenice.va e tramontava.

Sull’obelisco e sul nome Ben-Ben (da cui il nome Benu, Bennu o Benhu del volatile associate alla Fenice) dovrò tornarci, quando analizzerò il mito della Fenice dal punto di vista “extraterrestre”.

Dato il simbolismo della Fenice-Bennu è facile l’accostamento anche a un’altra divinità solare,Osiride, che muore e grazie a Iside rinasce e prima di andare nell’aldilà origina il figlio ed eredeHorus. Infatti, accanto al sarcofago di Osiride è raffigurato l’Albero della Vita con sopra appollaiata la fenice (simbolo diffuso nelle tombe egizie).

Nel Libro dei Morti si trova addirittura una formula per far assumere al defunto la forma della Fenice-Bennu come dimostra questa invocazione:

«Io sono il Bennu, l’anima di Ra, la guida degli Dèi nel Duat. Che mi sia concesso entrare come un falco, ch’io possa procedere come il Bennu, la Stella del Mattino».

Diventa quindi facile l’associazione con il pianeta Venere (chiamato “la stella della nave del Bennu-Asar”), con il Vespero, con la Luce in senso generale.

Insomma, senza tanti giri di parole, il mito della Fenice, non rappresenta semplicemente uno dei tanti miti sugli animali, ma indica propriamente il Mito, la Fenice è il Mito.

Come potrebbe essere diversamente?

La Fenice, con la sua assonanza con il simbolismo del Sole, racchiude in sé l’essenza del processo (morte-vita-nascita ovvero nascita-vita-morte), della rinascita, del cambiamento, del nuovo che avanza pur essendo legato in qualche modo al vecchio, del passato-presente-futuro, mentre la relazione con il fuoco, la rende fonte di calore, energia, vita, amore, infine il suo nesso con la luce fa sì che possa anche essere vista come fonte di saggezza, di conoscenza, di opposizione all’oscurità, all’ignoranza.

A causa del suo aspetto simile a un airone, il Bennu era una figura che annunciava il ritorno di un periodo fertile e prospero. L’airone, infatti, era solito comparire sulla sommità delle rocce del fiume Nilo, dopo la periodica inondazione che fecondava la terra con il limo. Un mito egizio della creazione narra, addirittura, che il Bennu fosse il primo essere animato a sorgere sulla collina emersa dal caos delle acque primordiali.

Di Bennu ne poteva esistere solo uno per volta, proprio come il sole. Era sempre di sesso maschile e viveva in prossimità di una sorgente d’acqua fresca, in un’oasi dell’Arabia (da qui l’epiteto “araba fenice”) che era pressoché introvabile. Lì, ogni mattina faceva il bagno nell’acqua della fonte e intonava una melodia talmente soave che il sole fermava il suo corso per ascoltarla. Secondo un’altra versione sarebbe il Nilo la sorgente d’acqua da cui il Bennu cantava a mezzogiorno le sue dolci melodie. Talvolta lo si poteva veder volare a Heliopolis (Eliopoli) per depositarsi sul salice sacro o sull’obelisco, chiamato BenBen, all’interno della città.

Qualcuno ha voluto identificare il Bennu con l’ardea cinerea (o airone cinereo), che gli antichi Egizi avevano l’abitudine di aspettare, considerando l’evento di buon auspicio e speranza, presso il salice sacro della città di Heliopolis. Secondo una leggenda, il Bennu sarebbe addirittura nato dal fuoco che ardeva sul sacro salice di Heliopolis. In tarda età, il Bennu costruiva un nido di arbusti profumati (cannella, mirto, incenso, sandalo, mirra e altro) sui rami di una quercia. Poi, lasciava che i profumi gli dessero una morte dolce, mentre il sole bruciava gli arbusti. Cantando una canzone meravigliosa, si lasciava consumare dalle fiamme. Dal mucchietto di cenere, dopo tre giorni, spuntava così una nuova creatura, identica alla prima. Secondo un’altra storia, le ceneri mischiate alla mirra prendevano la forma di un uovo, depositato nel tempio di Ra a Heliopolis; a volte da una divinità o dal Bennu stesso, a seconda delle versioni. Il Bennu fu il primo a sorgere dalla collina primordiale, dove ebbe origine la vita. Proprio su quella collina, poi, fu edificata la città di Heliopolis.

Quattro piramidi sono state dedicate alla fenice:

1. quella di Cheope, presso Giza, detta “dove il sole sorge e tramonta”; 2. quella di Sahura, ad Abusir, “splendente come lo spirito Fenice; 3. quella di Neferikare, “dello spirito Fenice”; 4. quella di Reneferef, “divina come gli spiriti Fenice”.


Featured Posts
Recent Posts
Archive
Search By Tags
Follow Us
  • Facebook Basic Square
  • Twitter Basic Square
  • Google+ Basic Square
bottom of page